• Periodico di
      Informazione turistica
      Aut. Trib. NA n.3104 del 15.04.1982

      Editrice Surrentum
      Viale Montariello, 8 - Sorrento

      Direttore Responsabile:
      Antonino Siniscalchi

      Redazione:
      Luisa Fiorentino
      Mariano Russo

      'Surrentum' viene stampato in 13.000 copie da 'Tip. La Sorrentina' Sorrento
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ValloneLa vasta eruzione che, fra 37.000 e 35.000 anni fa, sconvolse il Mediterraneo, colmò la conca fra Capo di Sorrento e Punta Scutolo con detriti tufacei. Le acque che scorrevano dalle colline, incidendone il fianco, si aprirono la strada verso il mare, creando degli sbocchi che diventarono, poi, luoghi preferenziali di insediamenti. Lungo il costone della Penisola il sistema dei valloni ne ha registrati cinque e questa circostanza ha anche originato l’ipotesi che il nome Sorrento derivasse dallo scorrimento delle acque dei valloni, essendo surreo il verbo greco che traduce il nostro scorrere. Alcuni dei cinque valloni, attualmente, rappresentano il confine fra i comuni della penisola, anche, oggi, se non tutti visibili e visitabili: quelli di Sant’Agnello e di Piano di Sorrento sono scomparsi sotto cumuli di detriti e di terreno e coperti di asfalto dando luogo, rispettivamente, al Viale dei Pini ed alla Piazza della Repubblica. Per la verità, del vallone di Sant’Agnello è rimasta la parte più a valle, terminante in una piccola spiaggia (detta ‘o golfo do’ pecuriello), mentre di quello di Piano, dalla proiezione della piazza verso il Corso Italia, si può ammirare la parte superiore. Il vallone fra Piano e Meta è quello di maggiore visibilità, che nella parte a monte, è chiamata Vallone della Tomba (per la presenza di una lapide che indica il luogo dove furono sepolte le vittime della peste dell’800). Diversa è la situazione attuale dei valloni che circondavano Sorrento da est ad ovest, di cui gran parte è coperta. La zona a sud ed ovest, nella parte da Piazza Antiche Mura all’Ospedale “S. Maria della Misericordia – detto Vallone Prossimo – è coperta dalla parte finale di Via degli Aranci, mentre quella a est fu coperta nel 1866, per creare Piazza Tasso e l’attuale Viale Enrico Caruso. La parte più nota e più oggetto di ammirazione da parte dei turisti è il Vallone dei mulini (che si trova all’incrocio fra quello proveniente da monte e la parte di quello a sud che, poi, procede fino alla Piazza Antiche Mura (dove attualmente è stato realizzato il Parco Ibsen). Nella zona a valle della Piazza Tasso il vallone corrisponde alla Via Luigi De Maio (intitolata al Sindaco che ne sostenne la realizzazione), costruita per raggiungere con i veicoli il porto di Marina Piccola; nella parte a monte, parzialmente coperta con il piazzale Gangi, s’innesca con quello di Cesarano che proviene dalle colline. Il Vallone dei Mulini prende il nome dall’esistenza di un impianto di mulini alimentati ed azionati dall’acqua, all’epoca abbondante, che proveniva dai valloni Cesarano e Atigliana. Questo mulino era azionato dai Cozzolino, imprenditori nel settore (avevano anche altre attività in zona, fra cui la produzione e vendita di ghiaccio al Faito). Raffaele Cozzolino per rendere attiva l’industria molitoria acquistò dalla Svizzera particolari e moderne attrezzature con l’assunzione di un tecnico specializzato, Lovis (che ebbe due figli, uno sacerdote e la seconda insegnante, che alla sua morte lasciò la sua proprietà a Parisi, alle Suore Francescane Immacolatine in beneficenza per l’assistenza a fanciulle orfane). L’attività fu abbandonata a seguito di un furto avvenuto in una notte d’inverno alla fine del sec.XIX. I ladri non riuscirono a violare la cassaforte per asportarne il contenuto, onde l’estirparono dal muro, nel quale era incastrata, riuscirono a trasportarla al livello della strada soprastante e la lasciarono cadere nuovamente giù. Nell’urto violentissimo la cassaforte si frantumò aprendosi. Il furto fu di 40.000 lire d’oro! Raffaele Cozzolino, per il dispiacere, morì di crepacuore e gli eredi cessarono l’attività abbandonando la costruzione che attualmente si presenta a livello di ruderi, i quali continuarono a dare il nome al vallone, Vallone dei Mulini. L’accesso è consentito attraverso delle rampe di scalini intagliati nel tufo della parete orientale, nella quale sono ancora visibili alcune grotte da cui sono state ricavate le pietre di tufo (grigio), materia prima per l’edificazione di molti fabbricati. Attualmente il residuo della costruzione fa parte della proprietà Mathieu, ma nel lontano ‘500 i valloni di Sorrento appartenevano alla famiglia Tasso, che li cedettero, con i mulini e gli orti contigui, alla famiglia Correale. Nel sec.XVIII fu Onofrio Correale a realizzare, nella parte terminale, il porto di Marina Piccola. Per completezza dell’argomento devo aggiungere che questo vallone, umido al 70-80%, è il luogo ideale per le felci, non registrandosi notevoli variazioni tra l’inverno e l’estate, anche per la mancanza di correnti di vento, in grado di allontanare l’umidità che sviluppa la vegetazione. Le felci hanno trovato il loro habitat naturale, specie la Phillitis vulgaris, ma, in questo vallone particolare ne sono presenti due specie particolari, la Phillitis Scolopendrium e la Phillitis Scolopendrium regalis; la prima copre tutte le pareti, mentre la seconda vive proprio nel fondo e si distingue per la sua eleganza e la sua rigogliosità. Questa è una rarità che rende il Vallone dei Mulini ancora più prezioso, oltre che dal punto di vista storico, da quello botanico!

Nino Cuomo


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