• Periodico di
      Informazione turistica
      Aut. Trib. NA n.3104 del 15.04.1982

      Editrice Surrentum
      Viale Montariello, 8 - Sorrento

      Direttore Responsabile:
      Antonino Siniscalchi

      Redazione:
      Luisa Fiorentino
      Mariano Russo

      'Surrentum' viene stampato in 13.000 copie da 'Tip. La Sorrentina' Sorrento
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IncappucciatiCon la Pasqua si rinnovano in penisola sorrentina antichi riti sacri che sono il segno di una secolare fede avvertita e sentita in maniera corale, nonché di un attaccamento ai valori del cattolicesimo che in penisola ha origini e radici antichissime. Se la liturgia cattolica ha subito modificazioni nel corso del tempo, intatta è, invece, rimasta la sua intima spiritualità, colta nei suo veri valori. La Pasqua racchiude in sé più messaggi per il credente: valore spirituale di interiorità, di atto d’amore verso il prossimo, soprattutto quello sofferente ed emarginato; palpabile senso della morte ma anche di resurrezione a nuova vita come la vicenda terrena del Dio, fattosi Uomo per riscattare l‘umanità dal peccato d’Adamo, ci fa comprendere. La Settimana Santa, cioè quella che precede la domenica di Pasqua è un susseguirsi di riti religiosi che trovano il loro prologo nella Domenica delle Palme. In questo giorno si ricorda l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto dal popolo con le augurali palme, simbolo di pace. Qui da noi i rami di palma sono stati sostituiti da quelli di ulivo, pianta tipica locale, che vengono benedetti in una solenne cerimonia nel Duomo. Ai semplici e nudi rami d’ulivo si affiancano ora anche le palme di confetti multicolori o quelle che si usano confezionare, specie nei paesi collinari, adornando rami d’ulivo con fiocchi multicolori e formaggi in miniatura in onore alla tipica tradizione della produzione dei latticini. I riti religiosi più seguiti della Settimana Santa sono, senz’altro, quelli suggestivi di Giovedì Santo e Venerdì Santo. Il Giovedì Santo si ricorda l’istituzione dell’Eucarestia du-rante l’Ultima Cena in cui Gesù lavò anche i piedi ai suoi 12 Apostoli. Tale avvenimento si rinnova col rito della «Lavanda dei piedi», in Cattedrale nonché con il suggestivo apparato dei Sepolcri che, in quasi tutte le chiese, vengono allestiti e in una cornice fatta di preziosi drappeggi, di luci, di piante ornamentali e fiori si venera il SS. Sacramento. Il Venerdì Santo è per la Chiesa un giorno di dolore, perché si ricorda la morte in croce di Cristo sul Calvario. Il senso della Passione di Cristo è ben visibile nelle numerosissime processioni di incappucciati che si svolgono in tutti i paesi della penisola sorrentina. Organizzate dalle congreghe laicali, coinvolgono migliaia di persone in una sentita e viva partecipazione dell’evento che rappresentano. Queste processioni sono di antichissima origine e risalgono alle sacre rappresentazioni del Medio Evo e alle antiche pro-cessioni penitenziali del Giovedì Santo in cui i confratelli delle confraternite religiose, vestiti di un saio e recanti lumi accesi, andavano in varie chiese per l’adorazione della S. Eucarestia. Questa tradizione è oggi continuata da alcune processioni di Piano di Sorrento e di Meta, ad esempio, che si tengono subito dopo la Messa in «Coena Domini” e fanno visita ai vari Sepolcri. Tutte le processioni sono accomunate da un identico svolgimento per quanto attiene gli oggetti simbolici portati dai partecipanti, la foggia delle vesti indossate, differenti solo nel colore a secondo della confraternita, con prevalenza del bianco per le processioni che si svolgono alI’alba di Venerdì Santo e del nero per quelle che si svolgono la sera dello stesso giorno. E ancora, il coro del Miserere, molto suggestivo, la banda musicale che, in testa al corteo processionale, esegue la famosa, marcia funebre dell’Opera 35 di Chopin. Le attuali processioni ricalcano quelle spagnole perché risentono dell’influenza dei viceré di Spagna che alla fine del ‘500 regnavano a Napoli e che, soprattutto attraverso i Gesuiti presenti allora in gran numero in penisola, si adoperarono a diffondere questo rito penitenziale, tipico della Spagna della Controriforma. Croci, il martello con i chiodi, la corona di spine, flagelli sporchi di sangue, la spugna con l’aceto, il panno della Veronica, lance, dadi, il gallo, oggetti che ricordano la Passione e Morte di Cristo che sono denominati “martiri”, si alternano alla fioca luce di torce e lampioni, creando una straordinaria atmosfera di raccoglimento e di misticismo nei muti spettatori dell’avvenimento. La mattina viene portata in processione la statua della Madonna, cioé della Madre che va alla ricerca del Figlio. Cristo MortoLa sera alla Madonna addolorata, consumatasi ormai la vicenda terrena del Figlio, si accompagna il simulacro del Cristo Morto. Le processioni che si svolgono in penisola sono circa una trentina. Parlare di tutte sarebbe lungo e tedioso. A Sorrento quelle più note sono: la “bianca” che si svolge nelle primissime ore del Venerdì Santo ed è organizzata dall’Arciconfraternita di S. Monica dalla Chiesa della SS. Annunziata e quella nera dell’Arciconfraternita dei Servi di Maria che si svolge a sera inoltrata. Molto suggestive sono anche quelle di Vico Equense, con gli incappucciati con le vesti viola, organizzata dall’Arciconfraternita dell’Assunta, quella dell’Arciconfraternita della SS. Trinita di Piano di Sorrento con gli incappucciati vestiti di rosso, quella “nera” dell’Arciconfraternita della Morte e Orazione sempre di Piano. Tutte le processioni, comunque, hanno un loro fascino perché esprimono un momento di fede, anche se in forme esteriori, e insieme di cultura, tipiche della nostra terra.

Antonino Fiorentino


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