• Periodico di
      Informazione turistica
      Aut. Trib. NA n.3104 del 15.04.1982

      Editrice Surrentum
      Viale Montariello, 8 - Sorrento

      Direttore Responsabile:
      Antonino Siniscalchi

      Redazione:
      Luisa Fiorentino
      Mariano Russo

      'Surrentum' viene stampato in 13.000 copie da 'Tip. La Sorrentina' Sorrento
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Renato BalsamoTrattiene le emozioni. Ripesca ricordi e esperienze, poi si racconta. A distanza di decenni e tante mostre, – una delle ultime a Villa Fiorentino ha occupato tre piani espositivi- , Renato Balsamo va oltre la pittura. Ipersensibile, cauto, riflessivo, con una interiorità che lo porta lontano, ha fatto della sua versatilità la sua maniera di essere. Da poco nominato confratello onorario della Congregazione dei Servi di Maria, ritorna a Sorrento ogni volta che può e, dalla sua villa con panorama, piena di opere che portano il segno del suo talento, guarda l’intero golfo dominato dal Vesuvio. Per oltre quaranta anni direttore del Museo d’arte moderna “ Mario Rimoldi” a Cortina d’Ampezzo, incarico che ha ricoperto con tenacia appassionata, nel ripercorrere la carriera elenca più sogni e qualche delusione.

Vuole raccontarmi come è andata? Come e dove è iniziata la tua vita? Quali sono i tuoi principali ricordi di infanzia?

Sono nato a Napoli, ultimogenito di quattro fratelli, in una famiglia che, attraverso l’educazione di mio padre, mi ha iniziato all’aspetto metafisico della vita. Non ho mai amato particolarmente la scuola, anche se il mio sogno era di fare il docente. E ho finito per farlo, perché credo che, la cosa che mi piace di più e che continua ad attrarmi, sia la comunicazione. Non a caso sono stato definito più volte un affabulatore, credo per la capacità di comunicare sentimenti ed emozioni attraverso la parola. Mia madre mi ha sempre insegnato a frequentare persone migliori di me, per  apprendere e capire, non a caso continuo ad essere perennemente alla ricerca del sapere che deriva sempre dall’incontro con gli uomini sapienti e non…. Ho vissuto una bella infanzia, condivisa soprattutto con mio fratello Bruno. Eravamo  sempre insieme, costruivamo insieme i nostri giocattoli e sempre insieme organizzavamo attività sportive. Ricordo un’infanzia divisa tra il “ lastrico” e il “suppigno”, dove mia madre conservava le mele limoncelle. Ogni volta che torno a Sorrento continuo a sentire quei profumi e quegli aromi…

Quanto conta per te il ricordo, la memoria?

Conta al punto che, ripensando alla mia infanzia, ho il ricordo di personaggi incredibili che allora contrassegnavano la
vita nella penisola sorrentina. Ricordo Renato Carosone con il suo complesso ed il primo Van Wood che suonava con luio quando furtivo, alla spiaggia di Riviera Massa, scorgevo la principessa Chorchacow, che viveva nella sua residenza nel
sovrastante parco di Villa Siracusa. Un’immagine immortalata in un quadro di Scedrin che è a Pietroburgo…

Andando avanti negli anni che cosa ti successe?

Mio padre cercava di capire cosa volessi fare…. Mi iscrisse alla Scuola d’arte dove era preside Roberto Pane. Erano anni
in cui si frequentava la Villa La Rufola dei marchesi Ruffino Benzoni, dove incontrai Gaetano Salvemini, Gino Doria e tanti altri …

Come, quando e perché decidesti che ti saresti dedicatoalla pittura?

Nella mia vita, fin da quando andavo allo studio dell’architetto Fiorentino, entrò prima l’architettura! Roberto Pane tranquillizzò mio padre, che morì quando avevo solo 19 anni. Da solo, ma dotato di una manualità naturale, ho dovuto intraprendere e capire il percorso della pittura. Facevo acquarelli di tutta la costiera, che affidavo ad un mio amico, bravo a suonare il pianoforte, che li vendeva, per poi dividere il guadagno a metà. Da Napoli mi spostai a Torino, dove già lavorava mio fratello Aldo, per iscrivermi all’Accademia di Belle Arti, che frequentai per un paio di anni. La città silenziosa,raffinata e colta, mi fece incontrare Rol, che è stato un maestro di insegnamenti profondi. Tornato a Napoli presi a frequentare l’Accademia di Belle Arti con un grande insegnante come Emilio Notte

Hai avuto e vuoi ricordare maestri che hanno inciso sulla tua formazione?

Nell’infanzia- adolescenza certamente mio padre, ma anche mia madre, che veniva da una famiglia coltivata… Però il maestro è in me. Perché è in ognuno di noi!

Prima di diventare un artista affermato e di talento, hai vissuto un periodo di gavetta?

La mia gavetta è stata formativa e utile. Seguivo il maestro Paolucci che lavorava su un impalcatura… Cercavo di  apprendere … Il pittore che ho amato di più è stato Boecklin, che ispirò una serie di miei quadri. Credo di essere stato il primo a citarlo. Poi mi piace tanto De Chirico.

Quando hai iniziato, e che cosa ha rappresentato la tua attività di docente?

A 23 anni mi sono trasferito a lavorare e vivere a Cortina d’Ampezzo, dove conobbi il collezionista Mario Rimoldi. Curai per lui l’inventario di seicento opere, una raccolta prestigiosa che includeva tanti Sironi e tantissimi De Pisis.

Come successe che diventasti il direttore del Museo?

Alla sua morte Rimoldi lasciò metà della sua collezione alla moglie, che mi chiese di occuparmene. Per quaranta anni sono stato direttore del Museo a lui intitolato, sistemato in un palazzo di Cortina. Negli anni della mia direzione, ho fatto un lavoro donchisciottesco, in cui ho fatto capire il grande patrimonio di Rimoldi…

Ti consideri un lottatore?

Sono anche una persona che rinuncia. Forse perché non mi importa abbastanza realizzare…Mi dispiace, ad esempio, non essere andato a trovare Roberto Murolo, quando era ancora in vita

Un desiderio qual è?

Mi piacerebbe portare a Sorrento, in una specie di sintonia tra le due dolomie: quella di Cortina e quella della mia terra, la raccolta di sessanta opere del Museo Rimoldi e, per creare uno scambio culturale, anche la Sezione di paleontologia…

Sei ambizioso?

No. Sono molto credente e mi piace, quando posso, donare alle chiese che le chiedono, le mie tele.

Un artista non accetta definizioni né limiti ma vuoi dirmi come ti piace essere riconosciuto/definito?

Certo le definizioni sono inutili!. Che cosa vuol dire essere un pittore figurativo o astratto? Ho fatto un percorso artistico lungo decenni, in cui i miei quadri più recenti sono meno progettati di quelli precedenti. Per essere più chiaro, penso
che i gli ultimi miei quadri siano meno della ragione e più del cuore.

Quali sono le cose che ti interessano?

Mai il lucro. La vera difficoltà è nel poter fare e quindi realizzare determinate cose.

C’è qualcosa che non ti piace o ti offende?

Il buco nero della realtà odierna, la volgarità e la pesantezza

Che cosa rappresenta Sorrento per te?

Più passano gli anni, più mi sento vincolato e attanagliato dal mio paese. Sorrento è una terra magica spesso maltrattata.

Se ti dovessi raccontare con una definizione?

Ho una grossa sensibilità, che non mi viene mai meno e mi accompagna sempre nel decodificare i tanti aspetti nascosti della vita. Non mi oppongo mai a quanto avviene. Sono trasportato dal vento.

intervista di Giuliana Gargiulo, foto di Antonino Fattorusso


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