• Periodico di
      Informazione turistica
      Aut. Trib. NA n.3104 del 15.04.1982

      Editrice Surrentum
      Viale Montariello, 8 - Sorrento

      Direttore Responsabile:
      Antonino Siniscalchi

      Redazione:
      Luisa Fiorentino
      Mariano Russo

      'Surrentum' viene stampato in 13.000 copie da 'Tip. La Sorrentina' Sorrento
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Ha poco più di venti anni! Il cinema lo reclama, in sei film è spalla di Totò e in due di Peppino de Filippo. A distanza di anni Nino Taranto del periodo cinematografico salverà soltanto “Anni difficili” di Luigi Zampa, girato nel 1953. La grande rivista gli spalanca le porte con la stella Anna Fougez, al punto che dal 1937 in poi forma una sua compagnia con Titina De Filippo. E’ il momento di successi clamorosi con le macchiette scritte da Pisano e Cioffi tra cui “Carlo Mazza” e “Ciccio Formaggio”, alle quali si aggiunge “Agata”. Il repertorio comico- grottesco diventa il suo forte, riesce ad affermare un suo modo amaro , una protesta scettica e piccolo borghese, ma non per questo meno perentoria. Quando nel 1955 Nino Taranto abbandona la rivista è per privilegiare la prosa per la quale si sente maggiormente portato. Al Kursaal di Lugano presenta “L’ultimo scugnizzo” di Viviani. E’ soltanto l’inizio di stagioni memorabili e di spettacoli che conquisteranno pubblico e critica. Interprete umano e versatile contribuisce al lancio di un vasto repertorio teatrale napoletano che include autori significativi: Marotta, Randone, e l’amato Viviani, del quale rappresenta un lungo elenco di testi: “Imbroglione onesto”, “Guappo di cartone”, “Morte di carnevale”,” ‘O vicolo”,” ‘A figliata”. Parla di Viviani con passione autentica:” Recitare Viviani mi ha dato un’etichetta di qualità. Avevo già interpretato tanti ruoli drammatici ma Viviani mi ha consentito di andare più a fondo”. Interrompe le lunghe stagioni della prosa soltanto due volte: per una rivista con Antonella Steni ed Elio Pandolfi e un “Masaniello” con Macario. Si confessa:” La mia vita artistica è stata una continua lotta perché ho dovuto coesistere con grandi artisti: Donnarumma, Maldacea, Villani…Non è stato facile. In rivista ho dovuto tenere il passo con Totò, Macario, Rascel, in prosa con Eduardo e Peppino de Filippo. Mi è piaciuto lottare, non mi è rimasta alcuna amarezza e contrariamente a quanti si rammaricano di non lavorare, se, dopo un’intera vita passata in palcoscenico, ho l’occasione di stare a casa per un anno, non me ne rammarico.” Di profonda umanità e legato agli affetti familiari, negli ultimi anni accusa il peso di non condividere la quotidianità che lo circonda. Odia la violenza, la prevaricazione, la prepotenza ma è tale il suo viscerale per Napoli che non riesce ad accettarne i difetti. “ Pessimista per scaramanzia ed estremamente superstizioso” come confessa, Nino Taranto è stato profondamente amato. Tra i tanti ricordi che gli riempiono i momenti di solitudine, un unico rimpianto: non aver condiviso il palcoscenico con Eduardo:” Una volta avevamo addirittura messo in prova una commedia da fare insieme. Avevamo iniziato le prove al Teatro Eliseo quando arrivò qualcuno ad avvisarci che era scoppiata la guerra. Le prove furono sospese, l’atto unico resto un’idea irrealizzata”. Gran gentiluomo, persona dalle grandi qualità morali, se ne andato in silenzio, lasciando una famiglia amata, che senza continuare il suo percorso nello spettacolo ha tenuto intatti i ricordi. Perché Nino Taranto in teatro e per il teatro ha speso l’intera vita di artista e di uomo.

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