• Periodico di
      Informazione turistica
      Aut. Trib. NA n.3104 del 15.04.1982

      Editrice Surrentum
      Viale Montariello, 8 - Sorrento

      Direttore Responsabile:
      Antonino Siniscalchi

      Redazione:
      Luisa Fiorentino
      Mariano Russo

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intervista di Giuliana Gargiulo

 Artista sensibile e versatile ma anche un uomo generoso e aperto ai problemi sociali. Marcello Aversa ha molte frecce al suo arco. Ha iniziato il suo percorso d’arte fin da quando, bambino, ha partecipato ai lavori di una famiglia dedita alla terracotta e alle fornaci di laterizi. Ad un certo punto pur segnata da approfondimenti e ricerche, la sua vena artistica è sfociata in un’arte presepiale assolutamente singolare. Creata ed interpretata in dimensioni tanto piccole da poterle racchiudere spesso in una mano. Vincitore per cinque anni consecutivi del”Premio Natale”, le sue sculture sono esposte nella sua Bottega d’arte in Sorrento, nella Galleria Hofburg di Bressanone e sono presenti in varie mostre l’ultima delle quali a Villa Fiorentino.

Marcello Aversa
Marcello Aversa (a destra) con Giualiana Gargiulo. Foto di Antonino Fattorusso

Cominciando dal principio vuole raccontare la sua storia?

Minore di due fratelli, sono nato a Sant’Agnello, in una famiglia operosa e normale, in gran parte dedita alla lavorazione dei laterizi nelle fornaci di Maiano. Un bambino schivo riservato e un po’ solitario,incapace di grandi rapporti con gli altri.

A che punto della sua vita, dando fondo alla sua manualità ed inventiva, ha cominciato a creare presepi?

In casa facevamo sempre il presepe. Veniva fatto con il sughero e la colla di farina nel rispetto delle tradizioni. Mio padre usava gli avanzi dei mattoni o anche le tegole, il tufo ed altri materiali… Terminato lo studio di ragioneria, ho lavorato a lungo nella fabbrica e quando mio padre è morto, per circa dieci anni, l’ho sostituito. Ho fatto i primi presepi per le chiese. Un giorno Baldo Liguoro vedendo alcuni miei presepi mi segnalò la mostra di Arte sacra, annualmente organizzata a Pompei. Non avevo nemmeno venti anni quando partecipai alla prima mostra presepiale. Da allora mi sono dedicato ai presepi e alle scenografie per poi iniziare a creare i miei presepi monoblocchi in terracotta.

 Chi le ha insegnato di più?

Credo la tenacia… perché francamente sono un autodidatta. Nessuno mi ha insegnato niente se non qualcuno al di sopra di me che mi hafatto modellare l’argilla.

Qual è il momento della soddisfazione quando realizza un presepe?

Credo lo spirito di aggregazione, l’intesa con le persone con le quali si stabilisce un grande spirito di collaborazione. Un problema grande è proprio combattere con me stesso. Un momento di crescita e di verifica, altrimenti ci si adagia sugli allori! Quando lavoro la mia mente è libera ed ha voglia di andare avanti. Le idee per fortuna sono tante.

Qual è, se c’è, il momento della difficoltà?

Al momento la cosa che più mi rattrista è la mancanza di qualità. Al contrario la qualità è tutto. Come diceva Seneca: ”Non c’è vento favorevole per un marinaio che non sa dove vuole andare”. Nel senso che oggi vedo una società disgregata, orientata verso cose e situazioni a volte scadenti!

Ha una speranza al riguardo?

La mia speranza è che io possa essere uno dei granelli che nel travaso cade da un contenitore all’altro…

Perché dice questo?

Perché non vorrei rimanere nel sistema che vogliono imporci. Sarebbe necessario un filo conduttore. Si parla tanto di artigianato ma nelle scuole italiane l’insegnamento dell’artigianato è inesistente… Se i ragazzi non vedono, non scoprono, non conoscono, finisce che non hanno stimoli per imparare. Il mondo esterno non li aiuta.

In queste perplessità, quale sentimento le viene in aiuto?

La convinzione che nella vita si è felici se si può dare agli altri.

Quali sono stati i suoi ultimi impegni di lavoro?

La rassegna “Terra, acqua e fuoco” è arrivata alla IV edizione. E’ una manifestazione nata per creare nel borgo di Maiano, ricco di vecchie fornaci, un centro di artigianato di eccellenza dove artigiani di ogni dove possano insegnare la loro arte. Per ora è un’iniziativa locale ma abbiamo tutti paese possano venire a tenere corsi di terracotta.. Inoltre nella Scuola elementare “Gigliola Fiodo” di Sant’Agnello sto tenendo un corso ai bambini di quarta e quinta elementare.

Riesce a coniugare la sua vena di artista che produce centinaia di pezzi con l’insegnamento?

L’entusiasmo che trovo nei piccoli alunni, mi fa capire che amano fare e creare. Penso che l’ottimismo debba essere presente ma mi interrogo di continuo… Senza mai voler diventare un rinunciatario, altrimenti non si va da nessuna parte. Martin Luther King ha sottolineato più volte che oggi si fa quasi tutto per il Dio denaro… Penso che si possa combattere contro tutto, anche se il pregiudizio è duro a morire.

Intende dire?

Troppe volte la gente non capisce lo sforzo creativo, la fatica e l’attenzione che richiede creare una scultura. Forse la cose più difficile da dimostrare agli altri è che sei vero!.

Nel grande lavoro che ha sommato centinaia di presepi, un sogno ce l’ha?

Mi piacerebbe scolpire una grande opera con i novantanove canti della Divina commedia, da inserire poi all’interno di un mobile/bacheca

Vuole dirmi come mai realizza tutti i suoi presepi in monocolore e cioè nel solo tono dell‘ argilla?

Continuo a creare senza colori perché mi è rimasto nel cuore e nella mente il colore dei mattoni della mia infanzia e della mia terra. Credo che, con i colori, non mi ritroverei nelle mie origini. Che amo.

Presepe Marcello Aversa
Un presepe in terracotta di Marcello Aversa, foto di Antonino Fattorusso


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